L’omicidio di stato di Cloe Bianco

Il 10 giugno 2022 una rispettabile insegnante della provincia di Venezia muore all’interno del suo camper tra le fiamme che lei stessa aveva appiccato, volontariamente.

Il nome della donna era Cloe Bianco, aveva 58 anni. Cloe era rispettata dai suoi studenti e aveva molti interessi. Perché mai un gesto tanto spettacolare allora?

L’insegnante è finita a (dis)onori della cronaca per un motivo preciso e il suo calvario è cominciato molto prima di darsi fuoco.

Come molte persone transgender anche lei aveva avuto difficoltà ad accettarsi e a fare coming out pubblicamente come donna; in una società che l’aveva registrata con un nome maschile alla nascita e che ancora oggi non è pronta ad accettare del tutto come l’identità di genere sia da anni una realtà riconosciuta in ambito scientifico e non solo. Il suo calvario comincia una mattina di lavoro a scuola, nel 2015. Cloe si presenta in classe chiedendo agli studenti di non rivolgersi più a lei col nome anagrafico bensì con quello d’elezione: Cloe. Alle ragazze e ai ragazzi dice che si sente così fin da quando aveva 5 anni, e che non vuole più nascondersi sotto abiti e un ruolo di genere socialmente associati al maschio. I suoi alunni accettano la situazione senza problemi, siamo pur sempre nel terzo millennio, purtroppo però appena i genitori vengono informati dai ragazzi succede l’inferno. Fermi ancora alla convinzione che l’identità di genere possa trasmettersi per contaminazione ambientale, o più probabilmente sentitisi giustificati nel loro odio e nelle loro paure dalla fantomatica “teoria del gender”1, le famiglie trasformano quello che doveva essere un fatto personale in uno scandalo che di lì a breve verrà messo in piazza. La paura di avere un figlio o figlia de-genere prevale sulla loro stessa felicità e cura. Cloe viene quindi trattata, a detta di una studentessa che ha avuto il coraggio di farsi avanti dopo la sua morte, come un fenomeno da circo da deridere e scrutare con morbosità. Viene umiliata sul luogo di lavoro, sbeffeggiata moralmente fino a venire sospesa e a perdere l’impiego.

A conficcarle ulteriormente la lama nella ferita aperta e dolorosa ci ha pensato anche l’assessora alle politiche del lavoro e alle pari opportunità Elena Donazzan2. L’assessora infatti, appena venuta a conoscenza della vicenda, ha attaccato Cloe Bianco facendole anche misgensering3. La presa di posizione di una così importante figura istituzionale, che con le sue affermazioni legittima un comportamento transfobico4 di chi aveva segnalato il caso, ha provocato un’intenzionale e ingiustificabile tempesta di odio nei confronti di Cloe. Nonostante tutto questo Cloe non si è arresa. Era già da anni un’attivista per la comunità trans e autrice di un blog5, oggi fonte principale per recuperare l’essenza della sua vita impegnata. Cloe ha marciato, combattuto, sopportato insulti e transfobia. Il blog conserva le sue ultime parole cariche di poesia e significato per quello che di lì a poco avrebbe fatto.

Dopo la morte di Cloe è stato organizzato un presidio il 17 giugno 2022 sotto il Ministero della pubblica Istruzione di Roma, per chiedere all’allora ministro Patrizio Bianchi che il caso venisse indagato approfonditamente per accertare le responsabilità. Dopo neanche 48 ore è stata resa pubblica l’intenzione di procedere in tal senso. Il ministro del lavoro, Andrea Orlando, ha espresso sdegno e volontà di restituire dignità alla persona e alla lavoratrice, il cui coming-out, come quello di chiunque, dovrebbe rappresentare motivo di sospensione.

Per quanto riguarda l’assessora Donazzan invece non ha fatto nessun passo indietro dalle sue convinzioni di odio, ribadendo che la defunta Cloe rimane per lei “un uomo vestito da donna”, rivendicando anche il fatto di averla esposta alla gogna sociale. Ciò ha provocato ondate di sdegno nei suoi confronti, tant’è che l’assessora si è sfogata sui giornali definendosi una vittima del rancore lgbt, a suo dire principale responsabile della morte di Cloe. Affermando, tra l’altro che “Avrebbe dovuto essere sé stessa a casa propria, Bianco, non sul rispettabile luogo di lavoro”.

Autochiria di Cloe. Oggi il mio finire e perciò la fine di tutto.6

Postato il 10 giugno 2022 di Cloe Bianco

Oggi la mia libera morte, così tutto termina di ciò che mi riguarda Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio. Se mai qualcuna o qualcuno leggerà questo scritto.

Nota. Assieme a questo comunicato ce ne sono altri due con la pubblicazione di copia dei miei testamenti biologico e olografo, i quali contengono anche le mie volontà riguardanti la fine del mio esistere e ciò che ne dovrà seguire. Sperando, senza nessunissima illusione e convinzione a riguardo, che ciò contribuisca a rispettare la mia vita, la mia autochiria anche ben definita come libera morte, il mio dopo vita, le mie scelte di vita, il mio pensiero e le mie volontà, sia attuali sia per il futuro del mio corpo mortale e della mia identità.

Il testamento olografo in originale, come anche la copia in originale e timbrata del testamento biologico, sono a fianco del mio corpo mortale assieme a una copia del mio libro, il tutto nella mia piccola casa mobile.

Dal Blog di Cloe Bianco https://personetransgenere.wordpress.com/

Articolo di Jasmine Piattelli

Attivista transgenere e volontaria dell’associazione Chimera Arcobaleno Arcigay Arezzo APS, con delega di rappresentante alla rete trans nazionale di Arcigay.

Delegata dalla rete trans nazionale di Arcigay alle politiche europee con Transgender Europe (TGEU.ORG).

Volontaria della associazione Rete Genitori Rainbow (https://www.genitorirainbow.it/)

NOTE:

1Teoria del gender o teoria del genere (prestito linguistico dall’inglese gender theory), detta anche impropriamente ideologia gender, è un neologismo coniato in ambienti conservatori cattolici negli anni 90 del XX secolo come appellativo per riferirsi in modo critico agli studi scientifici di genere; chi fa uso di tale espressione sostiene che gli studi di genere racchiudono in sé un complotto predefinito mirante alla distruzione della famiglia tradizionale e di un supposto ordine naturale su cui fondare la società. In sostanza, l’espressione “teoria del gender” è un termine ombrello, usato come parola d’ordine contro i movimenti femministi e LGBT, in opposizione alle lotte, rivendicazioni e teorie che tali movimenti hanno elaborato e prodotto.

2A giugno 2019 aderisce a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. L’8 gennaio 2021, durante la trasmissione radiofonica La Zanzara, Donazzan cantò Faccetta nera, suscitando aspre critiche e portando il centro-sinistra a chiedere le sue immediate dimissioni dal consiglio regionale veneto, nonché sollecitando un intervento della magistratura per apologia di fascismo. Estratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Elena_Donazzan

3Misgendering o misgender: si verifica quando ci si riferisce, intenzionalmente o meno, a una persona, ci si relaziona ad essa o si usa un linguaggio per descriverla che non è in linea con la sua identità di genere. Ad esempio, riferirsi a una donna come “lui” o chiamarla “ragazzo” è un atto di misgendering.

4Transfobia è il termine utilizzato per descrivere i pregiudizi, le stigmatizzazioni sociali e le discriminazioni nei confronti delle persone transgender e transessuali o della transessualità in generale. La transfobia può includere paura, avversione e odio irrazionali, provati o espressi nei confronti di persone che non si conformano alle aspettative sociali di genere e può portare a comportamenti discriminanti nella società o nel lavoro, negazione di diritti, come il diritto di asilo, fino a manifestazioni di aggressività violenta e violenza sessuale.[https://it.wikipedia.org/wiki/Transfobia]

5https://personetransgenere.wordpress.com/ che risulta ancora oggi consultabile

6https://personetransgenere.wordpress.com/2022/06/10/autochiria-di-cloe-oggi-il-mio-finire-e-percio-la-fine-di-tutto/

Condividi sui social

CHIMERA ARCOBALENO
ARCIGAY AREZZO

Via Montanara 22
52100, Arezzo

CF: 92073440510

About

Chimera Arcobaleno” è un’associazione di promozione sociale nata nel dicembre 2009 per affermare la piena realizzazione e visibilità delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender della provincia di Arezzo, con l’obiettivo di contrastare omofobia, transfobia, pregiudizi, discriminazioni e violenza in ogni loro forma.

Iscriviti alla Newsletter

Seguici sui Social

© Copyright 2018 Chimera Arcobaleno Arcigay Arezzo. Tutti i diritti riservati.